Uno sguardo ironico sulla vita dei bagnanti al mare, una passeggiata sul bagnasciuga ma soprattutto tra le assurdità e le situazioni ora ironiche, eccentriche o paradossali che si possono osservare in uno dei luoghi più amati da tutti, la spiaggia. Un ecosistema unico e affascinante che gode di vita propria, uno spazio costellato da persone dimenticate ad essiccarsi al sole, fatto di teli colorati, creme solari e persone talvolta uniche. La spiaggia rende tutti più disinibiti, abbandoniamo gli schemi e ci mostriamo per quello che siamo. L’idea della vacanza ci permette di staccare la spina, ci prendiamo una pausa da ciò che normalmente siamo costretti a essere, liberandoci dalla maschera che siamo spesso obbligati a portare. Finalmente liberi di essere ciò che siamo, e di interagire in un microcosmo di persone estroverse e disposte a non giudicarti.
Ecco qua la spiaggia che si ripropone come un topos della fotografia anche italiana. Berti non è da meno e ci presenta questa scenografia contemporanea come in uno scenario o un set televisivo. Una donna scruta simbolicamente nel suo cannocchiale e vede questi personaggi che si esibiscono come in una soap: passeggiano, fanno ginnastica, dormono con la testa appoggiata su un pallone giallo mentre tutto passa sul bagnasciuga. Ne esce un’ antropologia umana su cui la fotografia ha molto indagato. L’ associazione è ovviamente con Martin Parr, ma qui siamo in una narrazione più delicata in cui i colori hanno una loro citazione voluta. E così Berti propone il suo “Made in Italy”.
– Luigi Erba
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