Michele abita in Toscana, al confine tra la provincia di Siena e Arezzo. Fotografa per passione ed è allievo del maestro della fotografia italiana Franco Fontana. Michele è impegnato in molti progetti fotografici ed ha esposto in numerose mostre personali e collettive. Le sue fotografie sono state pubblicate su giornali, riviste e libri sia in Italia che all’estero.
La Toscana terra magica e dorata dove ogni colore porta gioia e invita alla meditazione. Michele vi si è immedesimato interpretando e testimoniando queste emozioni nel suo viaggio creativo!
– Franco Fontana
Fotografie che penetrano come lame negli occhi e nell’immaginazione, decristallizzando la foto in sé, non capisci, alla fine, se … sia la fotografia a dare Luce alla Toscana, o viceversa. Amletico dubbio che non soffoca però il piacere di osservarle lentamente, con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, dedicandogli più momenti di attenzione fermando il pensiero di volta in volta per trascriverlo.
– Enrico Campana
Michele Berti conosce bene la sua terra, fin nelle sue viscere, ed è in grado di operare per metafore senza cadere nella tentazione di semplificare. Il risultato è una fotografia intensa. Il termine paesaggio deriva da pagus, animato dalla radice indoeuropea pak, che significa piantare. Il paesaggio non è assolutamente la panoramica naturalità del mondo, ma è l’iscrizione dell’umano nel territorio, è la scrittura dell’uomo sull’insignificanza primordiale dell’evento naturale che diventa paesaggio in quanto riconquista semantica della tabula rasa dello stato di natura da parte di chi vi opera, ossia il paesano, fondatore del paese. Il paesaggio non è, dunque, un dato naturale, ma è già un punto di vista sul mondo, una costruzione della mente, un’immagine culturale che si sovrappone sempre e comunque all’entità fisica e misurabile costituita dallo spazio fisico. Così il Berti ci rende complici del paesaggio che ama e che vuol salvaguardare. Perché se è vero che paesaggio viene da piantare vi è un’altra etimologia che ci rimanda alla parola francese regard che è la traduzione letterale di guardare. La differenza tra vedere e guardare significa che vogliamo conservare quello che noi fotografiamo perché lo vogliamo salvaguardare. Noi decidiamo di fare la guardia delle cose, degli scorci, dei paesaggi che amiamo. Allora mi piace pensare che chi fotografa possa cogliere quelle strutture permanenti, solidali e simboliche; che possa scorgere gli stili di vita, i comportamenti quotidiani ed i tanti modi di essere che contrassegnano l’identità collettiva di una comunità o di una regione. Ecco, fotografare per non dimenticare, per continuare a guardare e possibilmente rievocare quegli stati emozionali provati prima di tutti dal fotografo. E’ all’interno di questa genealogia che s’inquadrano queste splendide fotografie che analizzano e ci raccontano della memoria e del paesaggio attraverso la sua luce
– Santo Eduardo Di Miceli
Info – Puoi acquistare alcune delle mie fotografie su Getty Images. Se invece sei interessato ad una stampa fotografica contattami.